giovedì 27 febbraio 2014

Vaccini: nel dubbio (serio) una canzoncina (stonata)


Vaccini. E' il tema con cui quasi tutte le mamme si scontrano già al terzo mese di vita dei pargoli. Ci si informa, si legge tutto e il contrario di tutto. Io ho spiluccato qua e là. In sottofondo echeggiano le teorie per cui c'è il rischio di autismo e malattie gravi, i casi più o meno incredibili, forse le coincidenze. Lo so. Il dibattito è enorme. Non pensarci? Impossibile. Conosco genitori che avevano deciso di non procedere con i vaccini, e sono stati convinti dai medici dell'Asl, tanto da vaccinarsi anche loro. Io ho chiesto solo un consiglio, alla pediatra di fiducia. M'ha detto che, come mamma, al tempo, i suoi figli li ha vaccinati e come nonna non si è opposta alla vaccinazione delle nipotine.
Non posso dire che non ho dubbi, ma ho agito secondo quanto il buon senso m'ispirava. E anche pensando al fatto che ci sono dei bambini non vaccinati (e anche degli adulti) e dunque alcune malattie che ci suonano dimenticate, potrebbero tornare a circolare. Non sarà frequente, ma insomma, ne basta un caso a complicare o addirittura mettere a rischio una vita. Difterite, tetano, poliomielite, epatite B, purtroppo sono ancora parole che fanno parte del nostro vocabolario, non possiamo dimenticarlo.
Diverso è il caso delle reazioni. Queste sì vorrei evitarle. I miei bambini, alle prime due dosi, non hanno avuto particolari conseguenze. Alla terza, invece, per entrambi, grossi bozzi sulle gambe, un po' di febbre e una settimana di "rugne" extra.  Non si tratta di conseguenze gravi, fortuna nostra, ma in un equilibrio già precario, ogni "effetto collaterale" complica la vita e aumenta il numero di notti insonni, specie se il richiamo arriva in inverno, tra un malanno e l'altro. Anche per quanto riguarda gli effetti indesiderati, le esperienze sono molto varie: c'è, tra le mamme, chi non se ne accorge neanche e chi vive il momento dell'iniezione (e soprattutto i suoi postumi), come un incubo. Ecco, il "modus" dell'iniezione, invece, mi ha colta alla sprovvista, la prima volta. Io, che detesto e aborro le siringhe, immaginavo la "classica" puntura nel sederino: invece quegli aghi conficcati nelle coscette, uno dopo l'altro, mi hanno proprio lasciata di stucco.
Piccola parentesi dedicata alle bi-mamme che, come me, vivono un po' male il momento del vaccino. Piena solidarietà per doverselo "beccare due volte di seguito", lasciando il primo bimbo punturato alla persona di fiducia che ci ha accompagnati. E dover riaffrontare l'esperienza con l'altro. Io, per distrarre loro e me, canto una canzoncina, con buona pace di medici e infermieri che si sorbiscono le mie stonature.

Mamme rock star

La mia amica R. qualche giorno fa mi ha inoltrato questo sms virale che mi ha fatto sorridere. C'erano anche delle carinissime Emoticons, ma qui non riesco a riportarle. Non so di chi sia il copyright (forse era in uno spot della Avent), ma non voglio fregare l'idea a nessuno. Però condivido.

Perché essere mamma è un po' come essere una rock star!
1) il tuo nome è sempre urlato, mai semplicemente detto
2) c'è sempre qualcuno che ti tira i vestiti
3) i fan ti seguono persino in bagno
4) la tua occupazione principale consiste nell'intrattenere degli scatenati che si contorcono
5) alla fine della tua giornata lavorativa, sei sudata e con i capelli scompigliati
6) strillare è parte del tuo lavoro
7) se fai bene il tuo lavoro, le persone ti chiederanno quando farai il prossimo
8) guidi sempre con un sacco di persone in auto 
9) tutti i giorni ti capita di domandarti: "sto sognando o è vero quello che ho appena visto?"
10) ogni notte c'è una persona diversa nel tuo letto. A volte anche due!
Manda questo messaggio a 5 mamme super impegnate come ho fatto io e le farai sorridere!

lunedì 24 febbraio 2014

Ti auguro di avere due gemelli

Quasi un anno fa, durante una estenuante passeggiata a caccia di ciottoli e selciati in grado di placare le coliche del bimbo, mi ha fermato, tra le tante, una signora di una certa età. Una turista che, oltre a complimentarsi per i bambini, mi ha detto: "Al mio paese, in TosCana, se vuoi augurare del male Che so, ad un tuo vicino di Casa, gli dici ti auguro di avere due gemelli!" Ho sorriso a denti stretti e ho pensato: "che commento sgradevole". Mi è tornato in mente ieri perché un'amica m'ha riferito che un gemello (che abita in Trentino) le ha raccontato di come sua madre, quando se la prendeva con qualcuno, gli augurava figli gemelli. Ecco, stavolta non mi sono scomposta. Se nei primi mesi avevo la speranza che le cose migliorassero, in quest'anno ho capito che fare la mamma di gemelli è faticoso, sempre. Quando (?) non c'è l'impegno fisico, c'è quello psicologico. Quando non c'è uno a cui badare, c'è l'altro (ed eventualmente ti sentì in colpa per aver ammollato quell'uno da qualche parte). Quando uno ha un problema o è malato, spesso, lo è anche l'altro. 
Capisco che come detto popolare o come maledizione personale quella dei gemelli possa funzionare. E confesso di averlo pensato anche io ogni tanto, soprattutto rivolto a quelle mamme che ti dicono: ti sei tolta il fastidio, con una sola fatica ne hai due, poi non ci pensi più. Non è proprio così. E credo davvero che soltanto chi abbia due figli gemelli possa capire fino in fondo che cosa significa. Ne ho avuto conferma oggi entrando in un gruppo di Facebook che bandiva le mamme di figli di età vicine che "è quasi come fossero gemelli". 
Quello che ho notato è che tra le mamme di gemelli s'innesca un'empatia immediata: quando una mamma di gemelli ne incontra un'altra (facilmente individuabile dal carico del passeggìno) le rivolge uno sguardo, un saluto, un sorriso o si ferma a fare due chiacchiere. Anche io non resisto,  anche quando non sono con i twins. Anche in rete, i gruppi dedicati alle mamme di gemelli sono molto solidi e affiatati. E nelle parole delle altre bi-mamme, on line o da vivo, si coglie l'unicità di quest'esperienza. Nelle coccole raddoppiate, nelle foto divertenti, negli abbracci giganti, nelle mani che si cercano, nelle tutine coordinate, nei dispetti e nelle corse insieme, c'è la meraviglia di essere subito in tanti. Dunque, io se devo prendermela con qualcuno, non gli auguro di avere due gemelli, ma almeno tre! 


sabato 22 febbraio 2014

Mamma che musica!


In principio fu il cd della colonna sonora di Amélie, amato odiato film francese, accompagnato dalle note del meraviglioso e bistrattato (quanto lo usano per i servizi di Studio Aperto!!) Yann Thiersen. Allora c'era il pancione e le mie musiche preferite, che facevo ascoltare, di tanto in tanto, come sottofondo nella casa in cui i twins sarebbero venuti a vivere. Poi c'è stato il Notturno di Chopin (perché su Youtube ce ne sono un paio di belle versioni che durano due ore): i nani erano piccolissimi e, di giorno e di notte, sembravano apprezzare anche se, soprattutto di notte, l'"esecuzione" veniva interrotta da uno (o dall'altro) urlo di fame. Indispensabili sono state le pecorelle (sostitute delle apine) da sistemare sopra la culla, anche qui, il motivetto era quello di Brahms. Con il buio, però, i colorati animaletti perdevano un po' del loro fascino. Allora ho cercato alcune App per l'Iphone e l'Ipad, indispensabile che funzionassero in loop: siamo passati attraverso ore e ore di Fra Martino Campanaro e della Ninna nanna di Brahms in svariate versioni, più o meno squillanti. Poi altre note o meno note lullabies. Ho scaricato e usato Baby's music box, La ninna nanna e Baby Music. Ho installato anche Radio4baby ma con la riproduzione casuale non l'ho utilizzata molto. Poi è arrivato il turno del più "impattante" Relax melodies: una App che propone suoni della natura da mixare insieme o ascoltare singolarmente: dalla pioggia alle onde, dalla pioggia intensa a quella che cade in città, suono di vento e pure di farfalle. Ma il top è, con il simbolo di una carrozzina, l'Humming, voce di donna che mugugna l'intramontabile ed efficacissima litania di Brhams. In estate, questo strumento è stato una mamma per far addormentare i bambini nel loro lettino. Con l'autunno, la situazione si è incupita, e nella hit parade delle ninne è entrata Fate la nanna coscine di pollo. Io e la zia l'abbiamo imparata a memoria, vista l'efficacia dimostrata, soprattutto sul maschietto. Due o tre giri ed era steso. Nella cameretta è arrivato la lampada musicale della Chicco con una gradevole selezione musicale (e niente Brahms, finalmente) e  di suoni della natura. Per rendere più accattivanti le luci colorate proiettate sul soffitto, abbiamo comprato in un negozio di elettronica un aggeggio per far ruotare lampade e palle stroboscopiche e con un po' di fai da te l'abbiamo montata su.
Di giorno, invece, Spotify è una manna dal cielo per offrire colonne sonore abbastanza varie ai giochi. In macchina non siamo ancora abbastanza attrezzati: io ho un paio di cd che avevo trovato in regalo con un giornale, un po' di classica e di canzonette, mentre con il papà tocca che si sorbiscano sigle di vecchi cartoni animati. Presto saranno più esigenti. Già ci tocca imparare a memoria le canzoncine dell'asilo nido: quella con le manine "di qua e di là" la usiamo anche, in imperdibili duetti mamma-nonna, mamma-zia, per convincerli a mangiare la cena. Degli strumenti musicali che stanno invadendo irreparabilmente la nostra casa, invece, dirò poi nello specifico. E' il potere della musica.

Ps. Ho dimenticato la parentesi  You are my sunshine: ho cominciato a canticchiarla somministrando biberon notturni per non addormentarmi quando erano piccolissimi ed è diventata magica. Ancora adesso quando piangono e inizio a cantarla si stoppano e mi guardano. Funziona anche in macchina: quest'estate mentre tornavamo dalla pizzeria l'ho fatta sorbire, stonatissima, a mia cognata e mia nipote per almeno 7 chilometri, ma nessuno piangeva, finché cantavo.

Ps2. A me il ritornello della canzone di Arisa era rimasto subito in testa, come nella migliore tradizione sanremasca....

giovedì 20 febbraio 2014

Santi nomi


Il 21 febbraio è santa Eleonora, l'onomastico della mia bambina e della mia nonna. Nella mia famiglia non si è mai dato gran peso agli onomastici: sarà perché né la santa che porta il mio nome, né quella con il nome della mia mamma sono sul calendario. Fatto sta che non c'era molto da celebrare. Così mio papà, Pietro, lui sì che il santo ce l'ha, non appena sono nati i gemelli si è affrettato a segnare sul calendario le date degli onomastici e ad Eleonora ha fatto gli auguri già due giorni in anticipo.
Mi è tornato così in mente il momento della scelta dei nomi dei miei figli. Sembrava facile. Da ragazzina immaginavo che da grande i miei bambini li avrei chiamati Lorenzo e Lucrezia. Lorenzo come Jovanotti. Lucrezia come una bambolina con un vestitino viola che avevo battezzato così quand'ero bambina e un po' snob. Con la notizia dei twins, però il castello dell'infanzia (e pure quello dell'adolescenza e pure gli ultimi strascichi di gioventù), è crollato. Ci volevano dei nomi speciali per quei bambini in arrivo. Allora è iniziata la ricerca. Siccome ero convinta che fossero due maschi, ho iniziato a cacciare tra i nomi maschili: difficilissimo. Ci voleva qualcosa che sapesse di famiglia e poi nomi brevi, perché già immaginavo il fiato sprecato a richiamare e rimproverare un Massimiliano o un Alessandro. Sì che all'occorrenza si abbrevia, ma anche questa, nella mia famiglia, non è una pratica diffusa. E poi volevo dei nomi che comunque piacessero anche ai nonni e alle zie: come chiedere poi loro di cambiare pannolini e sorbirsi le urla di pupi con nomi non approvati? Non sono di quelle che tiene segrete le consultazioni, è stato un processo in divenire, ma ho fatto di testa mia. Come spesso mi capita nelle scelte importanti, all'improvviso, nella confusione hanno fatto capolino due nomi. Pietro, quello di mio padre, e di suo nonno. Arturo, il nome del bisnonno paterno e del protagonista de "L'isola di Arturo" di Elsa Morante, uno dei miei libri preferiti, nel programma dell'ultimo esame dato all'Università. Ovviamente ho consultato il significato dei nomi e ho scoperto che Arturo, in etrusco significa pietra, come Pietro. Quale migliore coincidenza. Con il papà abbiamo fatto un tentativo metodico per cercare eventuali alternative, spulciando su Internet la lista di tutti i nomi maschili possibili, ma abbiamo desistito alla lettera B: io avevo già la mia idea in testa e ottenuto il via libera.
Con i due nomi perfetti in tasca, ho assistito all'ecografia che svelò il dubbio: il secondo gemello era una bambina. Tutto da rifare. Già tutto, perché ormai c'erano di mezzo degli antenati e dei significati. Seguendo il filone family ho pensato ai nomi delle mie amate nonne: Eleonora e Maria Vittoria. Ho dovuto scartare il secondo: due bambini, con tre nomi, sarebbero stati davvero troppo. Il nome di Eleonora, però, era stato opzionato da mia cognata per un eventuale futura bambina. Che fare allora? Ho ripiegato (ma  mi piaceva un sacco) su Elisabetta, la nonna della mia mamma indispensabile a continuare una tradizione che vede susseguirsi cinque generazioni di nomi con l'iniziale "E" (e spille, anelli, ricami riciclati). Non ricordo esattamente quando, ma mancava poco alla data del parto e mia cognata ha ceduto: "Se vuoi chiamala pure Eleonora". Ecco, per fortuna, perché a questa bambina il nome Elisabetta non si sarebbe adattato proprio. Elisabetta doveva essere bionda, diafana e con gli occhi chiari. Eleonora è olivastra, riccia, castana e ha profondi occhi marroni.
Avevo pensato, anche, come molti futuri genitori, che avrei confermato i nomi nel momento in cui avrei visto i piccoli in faccia: non c'è stato tempo. La nascita di Arturo è stata seguita immediatamente da una battuta su Vidal: tra i ricordi della sala parto mi resta quello di una certa predominanza di juventini. Eleonora è arrivata poco dopo e tutto era già stabilito. Non ricordo in quale momento ho realizzato anche che le iniziali dei miei figli ricalcano quelle del mio nome e cognome, la sigla con cui, da sempre, firmo i miei scritti. Perfetto.

mercoledì 19 febbraio 2014

I bambini vedono, i bambini fanno


Ho visto, perché rimbalzava sui social network, questo video che comunica in modo efficacie qualcosa che tutti i genitori prima o poi sperimentano e su cui riflettono: i bambini fanno ciò che vedono. Di fronte a queste immagini, che circolano nel web già da qualche anno, ho pensato a due atteggiamenti dei miei figli che mi hanno un po' sorpresa (e fatto sorridere), ma che confermano quanto sopra. Il mio bimbo, a 11 mesi, ha preso un telefono giocattolo e se l'è portato all'orecchio, senza che nessuno glielo avesse mai insegnato, come abbiamo fatto invece, con il "ciao ciao" o il "batti le manine". L'ha visto fare talmente tante volte da noi grandi, che gli è venuto come "naturale". Oggi, la piccola, puntava il telecomando verso la tv (spenta) schiacciando i tasti. Ho sorriso, entrambe le volte. Poi ho pensato.
Come mamma so bene che ogni gesto, ogni parola che rivolgo ai miei figli, fin da piccolissimi, lascia un segno su di loro, come su una pagina bianca (la metafora è della mia saggia suocera). Accade anche con i gesti e le parole non diretti a loro, ma a cui assistono. Sappiamo che è così, ogni istante, ma ciò non ci impedisce di sbagliare. Ribadire il concetto con uno spot come questo, mi sembra utile. Me lo ribadisco anche da me, scrivendo queste righe come monito.

martedì 18 febbraio 2014

Domenica, piscina e Go Pro


Domenica siamo andati in piscina. Era la seconda occasione "invernale" per i bambini. Abbiamo rinviato così tante volte causa raffreddori e malanni vari. Quest'autunno avevamo pensato di partecipare (tutti e 4) al corso di acquaticità per bebè, che dopo la lezione di prova ci era molto piaciuto. Poi abbiamo desistito, fortunatamente. Purtroppo la piscina della nostra città offre una formula che risulta piuttosto cara per  due adulti e due bambini compresa una tessera annuale obbligatoria. Lo sconto del 10% per il secondo bambino non è un agevolazione troppo invitante e nemmeno il fatto di poter saltare e recuperare una sola lezione di quelle previste: con i bambini così piccoli e in inverno la possibilità di svolgere con continuità un corso del genere è praticamente nulla. Moltiplicato poi per due bambini, la statistica dice zero.
Comunque finalmente in piscina ci siamo andati, pagando, noi adulti, solo l'ingresso singolo.  A preparare i borsoni  e i bambini ci ho messo un'oretta.
Quando avevamo partecipato alla lezione di prova, i bambini avevano 7 mesi e li avevamo trasportati con le sdraiette indispensabili per consentire tutte le operazioni di vestizione degli adulti. Molto positivo è trovare nello spogliatoio delle donne (oltre al fasciatoio che c'è anche in quello degli uomini) un box per "piazzare" i bambini in un luogo sicuro e asciutto. Io l'ho utilizzato per la bambina, mentre il papà si è aggiustato da se con il maschietto che sta in piedi più volentieri.
I twins che al mare quest'estate facevano il bagno in mare quasi tutti i giorni e volentieri, ci hanno messo pochissimo a "ricordarsi" dell'acqua - a casa non abbiamo la vasca :-( - e hanno trovato a disposizione tanti giochini, palloni, tubi e salvagente per giocare. Poi, protagonista della nostra gita in piscina, è stata la Go Pro, la super videocamera con custodia impermeabile ci ha consentito di filmare i giochi e gli esercizi in acqua e di goderci le espressioni dei pupi nelle immersioni subacquee. Ah, questi genitori moderni! La foto in allegato è formata da due screen shot del video montati con un App per i collage fotografici (ad esempio Procollage o Picframe).


lunedì 17 febbraio 2014

A Carnevale ricicliamo pigiami?

Adoro le mamme che inventano e realizzano costumi di Carnevale fai da te. Invidio la loro creatività e manualità. Io sono negata. Zero idee e zero capacità di realizzarle neanche seguendo i più didascalici tutorial. I miei preferiti sono i costumi tricot  per trasformare i pupi in orsetti, ranocchie o api all'uncinetto.  Mission impossible per una come me che è a  malapena riuscita a sferruzzare due coperte di lana (piene di buchi) durante nove mesi di gravidanza (e poi la nonna le ha rifinite e rese presentabili). Molti costumi di carnevale si trovano anche in vendita, ma non è la stessa cosa. Poi per una come me che da bambina è stata vestita nell'ordine, da Pantera Rosa, Indiana, Cinese, Pavone (causa carro di carnevale Arca di Noé), Indiana (più grande), Guerriero romano (causa carro di carnevale "Asterix") con costumi sempre rigorosamente realizzati dalla mamma, sarebbe una grande sconfitta.
Allora, per quest'anno, ho pensato di riciclare, nel caso ce ne sia bisogno (per festicciola pomeridiana al Nido o altro), i costumi di Halloween e un pigiamino particolarmente carino. Dalla mia parte c'è il fatto che i twins, a 13 mesi, non se ne accorgeranno. E potranno vedere eventuali foto di questo primo Carnevale solo quando saranno molto più grandi.
Quindi a disposizione abbiamo: un pigiamino scheletro (taglia 18 mesi) che si illumina al buio e che oltre tutto, essendo di buon cotone della Gap, in primavera entrerà a pieno regime tra i pigiami in uso; un pigiamino da paperino, Disney, che ha ancora qualche settimana di buono prima di diventare troppo piccolo. Nel sacchetto dei costumi di Halloween, c'è anche una coda da gatto... avevo pensato di abbinarla ad un cerchietto con orecchie "hand made" al posto del pigiamino scheletro che, effettivamente, potrebbe risultare un po' lugubre tra coccinelle, api, principesse, fatine e orsetti. Naso e baffi disegnati sul visto ed è fatta. Nel caso riesca a realizzare il cerchietto in un impeto di creatività, che non mancherò di comunicare su questo blog. Per il resto, chiedo perdono fin da ora per l'inutilità di questo post ai fini carnevaleschi fai-da-te delle mamme... ma chissà se nell'armadio anche qualcun altro troverà un costume (o un pigiama) da riciclare!

venerdì 14 febbraio 2014

Di Vip, papà e San Valentino

Questa mattina ho ascoltato per caso Fabio Volo alla radio. Erano "secoli" che non mi capitava mentre un tempo era un appuntamento quotidiano (andando a lavoro in auto, tardi). Ma tante cose sono cambiate da allora, per me (e per lui), dal punto di vista personale e professionale. Comunque, il dj, al telefono con la zia Leti (un piacere sentirla sempre in forma), commentando San Valentino ha detto una cosa del tipo: "Questa mattina quand'ero accanto a lei (la compagna, ndr) nel letto, con in mezzo il bambino, le ho detto che la amo".
Ok. Ho fatto una considerazione istantanea (a parte notare che davanti a me c'era un carro funebre, carico, e per questo procedevo automaticamente con lentezza): mamme e papà, Vip e non, tutti uguali di fronte ai pupi. Perché essere genitore è quella cosa lì e basta che comprende anche l' averlo nel lettone, per scelta o per forza. Poi ho pensato che la bella islandese (giovane, scrivono i giornali, ha la mia età, wow),  potrebbe avere una tata, in arrivo da lì a poco, e chi se ne importa se ha dormito poco e male, avrà modo di recuperare. Ma magari no, anche lei si alzerà con le occhiaie e la schiena spaccata.
Quando il programma è finito, il notiziario ha trasmesso un commento su Mario Balotelli in lacrime dopo una partita di calcio. Allora ho pensato a quell'altro papà che è diventato tale con mesi di ritardo e dopo un test del Dna. Mi sono ricreduta: forse essere genitore non è uguale per tutti. Forse per i Very Important Papà è diverso (ma sarebbe meglio dire "very famous papà" perché l'importanza, in famiglia, si misura con altri pesi). Gli altri genitori, infatti, i panni sporchi se li lavano in casa e noi non ne sappiamo niente di più di quello che ci possa interessare. Poi, più che altro, ho pensato alla piccola, santa, Pia.
Per celebrare la giornata segnalo una fotogallery romantica: L'amore al tempo di Internet.


giovedì 13 febbraio 2014

Perché Peppa merita un post

Peppa Pig è un cartone animato che merita un post perché noto inevitabilmente a tutti i genitori con figli minori di 10 anni, sintonizzati incidentalmente su Rai Yoyo, frequentatori di supermercati, cartolerie, librerie e qualsiasi superficie commerciale vagamente rivolta ai bambini. Merita un post per via di tutti i genitori-blogger-internauti che si sono dedicati a scriverne esilaranti commenti. Il mio preferito è quello di Chiara, super mamma multitasking. Il suo post è  qui.
Peppa Pig merita un post perché è una delle poche cose "mammesche" di cui ho scritto recentemente sul giornale di carta che mi paga per quello che scrivo. E poi Peppa Pig merita un post perché a me piace. Insomma è una delle poche serie televisive che abbia seguito con "passione". Nella mia vita precedente, ci furono Veronica Mars (solo per intenditori) e Ugly Betty, viste e riviste in italiano e in inglese. Ora tocca a Peppa e devo confessare che non mi dispiace. Sarà perché racconta in versione animalesca il mondo in cui sono immersa in questo periodo, fatto di canzoncine, asilo, picnic, lavori domestici, visite ai nonni, giochi da fare quando piove, giochi da fare quando c'è il sole. Sarà perché mi raggiunge quell'ironia molto British che parla ai grandi più che ai piccini. (Conoscete un Papa Pig pasticcione, smemorato, pericoloso bricoleur, recordman di uno sport che è il salto nelle pozzanghere di fango?) Sarà perché quelle puntate in inglese sono un mini ripasso, una boccata d'ossigeno internazionale durante lunghe mattinate di pa-pa-pa-pa, uehuehue, ta-ta-ta-ta.
L'unico aspetto inquietante della vicenda è la programmazione di Rai Yoyo, iper-ripetitiva, a slot di cinque minuti per episodio che non evita di ritrasmettere in uno stesso giorno più volte la stessa puntata. Ecco io chiederei a chi se ne occupa di mettersi la mano sulla coscienza e curare un po' meglio la programmazione. Nel frattempo, per fortuna, sono arrivati, in pieno inverno, i nuovi episodi dedicati alle vacanze estive di Peppa e famiglia.

mercoledì 12 febbraio 2014

E tu le foto le stampi?



La moglie di un noto e bravo fotografo della mia città, mi ha fatto notare che molti dei bambini nati negli ultimi anni rischiano di trovarsi, fra trent'anni, con poche (o nessuna) delle fotografie che i loro genitori hi-tech scattano loro fin dal primo vagito la macchina digitale. La rapita evoluzione dei sistemi di memorizzazione e dei programmi non consente di prevedere con assoluta certezza che cosa ci riserva un futuro a medio e lungo termine. I cd, su cui abbiamo archiviato le prime foto e la tesi di laurea, sono già quasi spariti. Per non parlare degli hard disk che si bruciano (o che si sono già bruciati) lasciando dei "buchi" nelle nostre memorie per immagini.
Per questo, io, le foto le stampo. E ne ho stampate davvero tante nell'ultimo anno. Le stampo in formato 10x15 e riempio album su album. Fortunatamente i costi di stampa si sono molto ridotti e ci sono tante promozioni. Alcune le fanno i fotografi stessi, altre si trovano on line. Io utilizzo il sistema Rikorda/Fototaxi: carico le foto on line e le ritiro nel negozio di quel bravo fotografo a pochi passi da casa. In due giorni ho le stampe in mano, senza costi di spedizione (ma con 1,90 euro di spese fisse). Anche qui spesso ci sono promozioni, e per approfittarne salvo tutte le foto in una cartella "stampe" man mano che le seleziono (e dopo che il papà le ha lavorate a Pc) così da essere pronta quando si presenta l'occasione di risparmiare (che di solito è limitata nel tempo).
Alcune immagini le ho stampate su tela in modo da farne dei "quadri" d'arredo. In questo caso mi sono avvalsa dei servizi di multigrafica.net che stampa su tela ma non fornisce il telaio: un po' di fai da te (ci pensa il nonno) e anche lì il risparmio è garantito.

lunedì 10 febbraio 2014

Social media e consigli della nonna

Una volta c'erano le nonne. Sempre lì accanto al focolare, a cullare il pupo di turno e dispensare consigli. Perché c'erano già passate, magari parecchie volte. E poi, nei casi più fortunati, c'era pure qualche zia zitella (in dialetto piemontese c'è un termine apposta "tutun"), non più giovane, con le braccia e il cuore liberi e tanto tempo a disposizione. Così la fatica di essere mamma era condivisa, fisicamente, con il resto di una famiglia allargata d'antan. Oggi, una parte di questi compiti con risultati un po' meno concreti e immediati è assorbita dal web. Quante volte mi sono trovata, dalla gravidanza in poi, a cercare su Internet consigli e suggerimenti per affrontare le "novità" che di giorno in giorno si presentano: dai rimedi per le nausee alle ricette delle prime pappe, dalle ninne nanne ai consigli per organizzare le feste di compleanno. Potrebbe sembrare un modo più moderno e più freddo, più distaccato per crescere la prole e invece ha una dimensione social, almeno in questi ultimi anni, che stupisce anche me. Perché le mamme fanno rete sui social network: condividono, come una volta, gioie e dolori, preoccupazioni e traguardi. Ed è una ricchezza infinita, senza confini, davvero globale che ti riempie la vita di persone, vere, di cui vedi le facce e ascolti le voci nelle foto o nei tutorial, persone che aprono il loro cuore pubblicando riflessioni intime, ironiche, allegre o tristi. Per orientarsi, però, ogni mamma deve trovare la propria bussola, scegliere i canali e i social attraverso i quali muoversi, individuare le community con cui condivide i maggiori interessi: perché quando uno ha poco tempo, come molte mamme multi-tasking moderne, non lo può sprecare. E spesso, in quelle esperienze di vita vissuta e diventate social in in un click, ritrovi il consiglio, giusto, che ti avrebbe dato la nonna.
Per queste e tante altre ragioni, a una mamma che si sente parte della generazione "a cavallo" tra i nativi digitali e i non, interessa la Social media week di Milano di cui ho letto qui nella sezione IT LIFESTYLE di Grazia.

Una mamma in minoranza


La prima sensazione che ho avuto con i gemelli è stata quella di essere in minoranza. Fin dall'inizio della gravidanza, quei puntini erano due e io una sola a chiedermi se fossero sempre là, a preoccuparmi il doppio, a prendere il doppio di chili.
E poi quando ne ho avuto uno in braccio la prima volta, l'altro era con il papà: due braccia non sono sufficienti a tenere due neonati. Due mani bastano a cambiare solo un pannolino alla volta, a tenere un solo biberon. (Sulla mia esperienza di allattamento al seno taglia II non mi soffermo neanche). La sensazione di essere in minoranza è forte quando piangono tutti e due e non riesci a consolare ne uno ne l'altro, quando è ora di dormire e ne puoi cullare uno solo, quando li hai tutti appesi alle gambe e non puoi fare un passo. Comunque, quando mi tirano giù i pantaloni del pigiama, mi viene sempre da ridere. Rido un po' meno quando uno si addormenta dopo lunghe fatiche e l'altro si risveglia già, riducendo a zero il tempo sperato per fare una doccia, una telefonata, per preparare la cena. Non l'ho ancora digerito del tutto, ma per quanto riguarda gli aspetti pratici del sentirsi in minoranza, mi sono fatta aiutare: dalle nonne, dalle zie, dai passanti, dai commessi dei negozi, dagli altri genitori e da chiunque, abile e arruolato, fosse là al momento giusto. Per quanto riguarda gli "aspetti psicologici" dello squilibrio numerico che contrappone la coppia dei gemelli alla mamma, invece, credo il disagio sia ripagato dal loro tenersi la mano l'uno con l'altro quando sono seduti sul seggiolone, dalle risate improvvise che fanno solo guardandosi negli occhi, dalle corsi a gattoni uno dietro l'altro lungo il corridoio. E da tutto quello che verrà. 

giovedì 6 febbraio 2014

Bebé a bordo personalizzato


Fin dalle prime volte che ho avuto i twins in auto con me, ho sentito l'esigenza di segnalare al mondo esterno la loro presenza (che per chi sta all'interno dell'auto non ce n'è bisogno...). Gli adesivi "bebè a bordo" standard, però, non mi soddisfacevano: sentivo il bisogno di comunicare un "carico speciale" e personalizzato. Ho fatto un giro in rete ed ho trovato questo sito http://www.gravostick.it/ dove ho acquistato il nostro adesivo personalizzato con i nomi e le immagini adeguate al caso. Ne ho anche fatto un regalo a due sorelle di età diverse, mi è sembrata un'idea originale. I prezzi sono accessibili, la consegna veloce, l'installazione facilissima (sul vetro esterno). Noi li abbiamo su da quasi un anno e ancora resistono. Ci sono anche gli adesivi per gli amici a 4 zampe e tante combinazioni di immagini, scritte e colori.


mercoledì 5 febbraio 2014

Il mondo dei gemelli

http://www.ilmondodeigemelli.org/Home

Questo è il sito che consiglio a tutte le mamme di gemelli o in attesa, anche se sono sicura che molte ci sono già capitate anche solo partendo da una ricerca generica sul web di qualche argomento legato appunto al Mondo dei gemelli. Le informazioni utili sono davvero tante e specifiche su tutte le tematiche che una famiglia alle prese con i twins si trova ad affrontare. E' da consultare anche perché, spesso, gli enti preposti non sono così solerti ad informare le mamme dei gemelli su cose che strettamente li riguardano. Per esempio, in ospedale, io non sono stata informata dell'esenzione ticket (3 anni) per i prematuri. Mentre sul sito c'è la documentazione necessaria. Non mancano le curiosità e i suggerimenti pratici.
Quest'anno mi sono iscritta all'associazione proprio per sottolineare quanto sia importante e utile il lavoro fatto da questi genitori, con grande fatica, immagino, sommando l'impegno ai mille altri che conosciamo bene. Sarebbe stato bello poter continuare a contare anche sulle attività del Progetto gemelli che la Regione Piemonte aveva avviato qualche anno fa in collaborazione con l'Università di Torino . Purtroppo sono venuti meno i fondi indispensabili a sostenere le attività anche se i referenti continuano ad essere disponibili ad affrontare i temi della gemellarità.

martedì 4 febbraio 2014

L'innovazione che aiuta

Tra le centinaia di persone che, da quando ci sono i twins, mi hanno fermata per strada per chiacchierare, ci sono alcune mamme di gemelli non più giovanissime che mi raccontano di quando i passeggini doppi non c'erano ed era impossibile portare a spasso (o far addormentare a passeggio) insieme più di un bambino. A me sembra impossibile, un passato così remoto come quello in cui vivevamo senza telefono cellulare. Questo mi fa riflettere su quei piccoli "gioielli" dell'innovazione che a noi mamme del terzo millennio rendono la vita più facile. 
Io ne ho voluti, cercati, trovati, sperimentati alcuni. Forse non sono indispensabili, ma aiutano.
1. I ciucci fluorescenti che di notte si illuminano. Uso quelli della Mam. Consentono di essere recuperati rapidamente anche in condizioni di zero visibilità e cacciati nella bocca del pupo urlante. Mi aiutano ad essere veloce prima che "l'altro" si svegli pure lui.
2. I seggioloni da zero mesi in su. Abbiamo il Peg Perego Tata Mia. E' costoso, ma per noi è stato eccezionale per somministrare due biberon in contemporanea quando i bambini non stavano ancora seduti: un cuscino poggiato sul piano pappa e infilato sotto il biberon e la mamma con entrambe le mani libere! Anche la funzione dondolino con i giochini ha favorito un bel po' di pisolini.
3. I piatti con la ventosa sotto. Li sto sperimentando adesso. Un'idea della nonna dopo che ha assistito ad un paio di "lanci" con il rischio di prendersi in testa piatto e tutto il contenuto. Si attaccano sul piano del seggiolone e non possono essere scagliati via tanto facilmente.
4. Del Mangiapannolini ho già detto in un post precedente.


lunedì 3 febbraio 2014

Se la festa di compleanno diventa "a tema"....



La prima festa di compleanno è andata. Grazie al contributo del papà (che ha un'insospettabile creatività e un gran senso estetico, affinato, credo, con la passione per la fotografia), è diventata una super festa a tema "equitazione". La location l'avevamo scelta in un salone all'interno della scuderia al maneggio che frequentiamo, così per comodità. Poi sono arrivati i cavalli a dondolo (uno moderno e uno vintage), due "balòt" (così si dice in piemontese) di fieno a fare da panchette e uno per una piccola sella americana. A rendere particolarmente scenografico il locale, un grande camino con il fuoco sempre acceso. Temevo per la sicurezza dei piccoli (una dozzina, di età compresa tra i 6 mesi e i 5 anni), ma effettivamente si è in tanti a tenerli lontani dal fuoco. Davanti al camino abbiamo steso un tappeto-pelle di mucca, molto country, e alcuni teli  (acquistati da decathlon e molto versatili), con la superficie a quadrettoni e un fondo impermeabile. Qualche cuscino, i quadratoni di gomma a rendere un po' più morbidi gli atterraggi, un paio di seggioline e poltroncine e voilà: il salone country è diventato realtà. Colonna sonora rigorosamente Disney. A rendere tutto un po' più colorato, palloncini e festoni. Fuori dal salone, in scuderia, i piccoli hanno potuto accarezzare cavalli veri. Peccato per la pioggia, altrimenti ci sarebbe stata un po' più di interazione con gli animali e con il pony ospite della struttura. 
Per chi è di queste parti: location Maneggio Il Castelletto (Bra)
Grazie a nonni, nonne, zie e zio e a tutti quelli che ci hanno aiutato. E grazie a tutti i bimbi e ai loro genitori che hanno allietato questa giornata che per la mamma è stata molto emozionante.

sabato 1 febbraio 2014

Ricordi di un anno fa

E' cominciato tutto un anno fa. Avete fatto presente da subito che di notte non avremmo mai più dormito tranquilli. Ci avete svegliati alle 3 di notte. Faceva freddo, ma non troppo. Siamo partiti di casa per raggiungere l'ospedale e quando siamo stati lì (dopo aver aspettato qualche minuti fuori dal reparto per l'espletazione delle pratiche burocratiche!?!?), ci hanno detto che avevate intenzione di arrivare.
Sono passate nove ore prima di vedervi in faccia. In quelle ore sono successe cose indimenticabili. Mi restano alcuni flash, ricordi che non sono nelle foto e non sono registrati da nessuna parte, ma spero di non perdere mai.
1. Un ginecologo, ad una partoriente in travaglio, in attesa di due gemelli, di cui uno podalico ha detto: "Lei vuole fare un parto naturale? Homo faber fortune suae". E me l'ha anche tradotta.
2. Ho incontrato una persona SUPERSPECIALE che non dimenticherò mai e che ha reso il travaglio e il parto l'esperienza più intensa della mia vita. L'Ostetrica Elena. Un mito che il giorno dopo è venuta a raccontarmi della mia bimba nata con le gambe incrociate.
3. Ho pensato che partorire era quasi più faticoso di una gita di sci alpinismo con il Cai.
4. Non ho urlato e non ho pianto. (ho recuperato dopo...)
5. Sono uscita dalla sala parto chiedendo del cibo. E' poco romantico ma avevo una fame nera.
6. Ho pensato che il difficile fosse passato. Quello che spaventa, quello che fa male. E invece tutto doveva ancora iniziare.
7. Ho avuto la conferma di avere intorno una famiglia meravigliosa.
Buon compleanno bambini miei.